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Visionando tutti e 5 i frammenti sarà possibile scaricare gratuitamente num. 3 tracce della colonna sonora (nell’ordine: Esoteric hangar, Mezcal Sagra e La Méditerranée di Ibn AL Youssef, con licenza Creative Commons: attribuzione – non commerciale – non opere derivate).
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La street art è tutt’oggi ancorata ad un immaginario generalmente negativo, che si dibatte tra imbrattamento e vandalismo, un mondo fatto di spray, di volti coperti e incursioni notturne che, nel comune sentire, di artistico hanno ben poco. Questa tuttavia è una visione stereotipata se non fuorviante, superficiale e in qualche modo superata; tale fenomeno è complesso e meriterebbe un esame maggiormente approfondito non fosse altro perché oggi molta ”arte di strada” (o arte “in” e “per” la strada? ossia in e per quello spazio in cui convivono, si raffrontano e si relazionano tante storie e identità diverse?) è concepita e finanziata dalle amministrazioni come parte di un processo di rigenerazione degli spazi critici urbani (e basti pensare all’esperienza “SanBa” nel quartiere romano di San Basilio ma anche ai casi di Bari, Pisa, Torino e Rimini). Non a caso oggi si parla di urban art o di arte pubblica urbana per definire certi processi e progetti artistico-culturali che mirano alla riqualificazione delle aree cittadine (non solamente quelle più degradate) attraverso i linguaggi tipici della street art.
In tale prospettiva il 2014 è stato un anno fondamentale, non solo per la quantità di iniziative ma anche, se non soprattutto, per il grado di maturazione delle espressioni artistiche e comunicative. Variegato è apparso l’universo della street art italiana, così come degni di interesse i contesti in cui tale espressione creativa ha trovato realizzazione. Questo documentario intende passare in rassegna gli ambiti in cui tale forma artistica si è concretizzata in modo maggiormente compiuto.
L’indagine parte proprio dalla parola, certamente non univoca per ciò che riguarda il significato, essendo il prodotto di stratificazioni culturali diverse che coniugano la aerosol culture con l’hip hop – che in Italia prende piede a partire dalla prima metà degli anni Ottanta – e che connettono certe tendenze tipiche dell’underground metropolitano con il muralismo. La complessità della street art viene analizzata nelle sue forme, nelle metodologie e nelle tecniche, assieme alle risultanze e alle dinamiche di fruizione nella società contemporanea. In Italia, come in Europa, la declinazione di questa forma d’arte appare diversa rispetto agli USA, luogo di nascita del graffitismo e della aerosol art. Alla centralità della tag (la firma o segno di riconoscimento del writer) si sono affiancate o più spesso sovrapposte “istanze” diverse, nuove sollecitazioni, evoluzioni dei segni e dei messaggi. Si può affermare con una certa sicurezza che l’aspetto più guerrillero del graffitismo continua a permanere, come segnale di rivolta, quasi come graffio sovversivo che scalfisca le convinzioni e le contraddizioni della società massificata e omologata. In tal senso il segno e il gesto del writer permane come atto di autoaffermazione individuale e collettivo ma anche come evasione, fuga e occultamento rispetto al controllo sociale attuato, per esempio, con gli occhi indiscreti delle telecamere di sicurezza (1 obiettivo ogni 30 abitanti, dati rilevati dalle cifre di produzione delle telecamere).
L’appartenenza ad una crew, ad un gruppo sentito come famiglia, continua ad essere un elemento importante per i graffitari italiani; ma la street art non è soltanto questo, non è esclusivamente fenomeno di ribellione. Alcune delle sue manifestazioni più interessanti infatti si ricollegano al “muralismo”, che in Italia ha una tradizione ben determinata (e senza scomodare l’arte di Mario Sironi, basti pensare ai murales di Orgosolo in Sardegna o di Sant’Angelo le Fratte nella Basilicata interna o ancora ai dipinti murali del Borgo San Giuliano di Rimini). La street art sfugge alle definizioni univoche, non si lascia racchiudere facilmente nelle maglie delle enunciazioni critiche anzi, cerca di divincolarsi dalle secche determinazioni attraverso il perfezionamento degli stili, di nuove tecniche artistiche e di comunicazione (come la stencil e la sticker art). Il film, presentandosi nelle forme del reportage, indaga i luoghi della street art a partire da un approfondimento sugli esiti durante il 2014, ossia relativamente ai risultati e alle prove di writers e artisti non solo nel corso di festival, rassegne e meetings ma anche sulle strade e nei quartieri di varie città italiane, luoghi di nascita del fenomeno.
I luoghi principali di questa ricognizione sono i seguenti:
Nel documentario sono presenti interviste ai writers (tag storiche del panorama italiano ma anche firme attorno a cui è nato un vero e proprio circuito espositivo) e ai protagonisti principali di questa galassia creativa. Gli approfondimenti critici son trattati con un linguaggio filmico molto particolare, assolutamente non ermetico anzi fluido, costruito con un dinamismo che ben si adatta alla materia trattata e che conserva il rigore che deve essere proprio di ogni percorso di ricerca.
Acquistando tutti i frammenti riceverai le 3 Bonus Track inedite della colonna sonora originale del documentario, composte dal musicista Ibn Al Youssef: